TiTiNoNero dice cose_

Novità!!! Visita la sezione Garden! Buona lettura & buon ascolto!

Un meta-post sulla necessità di comunicare

Ero abbastanza indeciso se scrivere queste parole o se destinarle all’oblio, ma il fatto che tu le stia leggendo, in qualche modo mi giustifica, a posteriori.

oil painting of cicero talking passionately - AI generated
Pittura a olio di Cicerone che parla appassionatamente. Immagine generata da IA.

Se dovessi indicare che cosa mi spinge a condividere qualcosa o a leggere qualcosa scritto da altri, risponderei che cerco uno stimolo, una ispirazione, o più semplicemente cerco un lieve tocco di calore umano in questo coloratissimo, rumoroso e freddo mondo digitale. Perché mai, dunque, dovrei rinunciare a comunicare?

A 12 o 13 anni mi dicevano che dovevo imparare a non perdere le numerose occasioni che avevo per tacere. E obbedientemente ho adempiuto, negli anni, aiutato anche da un carattere prevalentemente introverso.

Non sono qui per parlare della mia giovinezza, non è una storia sufficientemente triste e non coinvolge maltrattamenti e disagio interiore; ho solo introdotto il discorso per dire che il mio eccessivo silenzio mi ha forse giovato fino ai 17 o 18 anni. Da lì in poi è stato sempre una zavorra che rendeva ancora più difficile relazionarmi e inserirmi in contesti di gruppo. Non li ha impediti, certo, ma ha fatto sì che fossi considerato il tipo schivo, taciturno, asociale ed egoista (sì, per certe persone naturalmente estroverse, la mia chiusura sembrava un “non voler condividere”, e dunque un “tenere per sé”).

Credo di star cambiando, grazie alla moglie, alle figlie e al nuovo ambiente di lavoro, e provo sempre più realizzazione nell’interazione con amici e colleghi, pur mantenendo un certo gradi di “distanziamento sociale”. Non sono certamente pronto a frequentare persone fuori contesto, ma grazie alla rete posso restare nella mia comfort zone e trarre interessanti stimoli da questa sorta di interazioni asincrone a distanza.

Per certe circostanze ho avuto recentemente esperienza di un forte disagio da parte di una giovanissima. Non racconterò ulteriori dettagli sulla vicenda, ma è stata una esperienza che mi ha dato un bel ceffone. E ho capito che, nel rispetto della propria personalità, non bisogna tenere dentro l’ombra. Non bisogna covare rancore, fomentare insoddisfazione, nutrire rabbia e disperazione… occorre aprirsi e far evaporare tutti questi veleni con relazioni e interazioni sane, stimolanti, positive: lasciamo perdere il fascino magnetico di Darth Vader, è solo un vecchio scorreggione con un outfit anni ‘80 strafighissimo…

Ritrovando un pizzico di serietà… è per questo che non sopporto, dal vivo e online, l’hate speech, il body shaming, le bestemmie(1) e la derisione degli altri, anche se magari dentro di me credo che lo meritino.

Non è corretto far credere, a chi non ha altro modo di sfogare le proprie frustrazioni, che quello sia il metodo giusto. In questo modo la spirale di nefandezza non può che trascinare sul fondo della palude e peggiorare ad ogni iterazione. Non è accettabile e non può essere consentito.

Rileggendo quanto scritto fin qua, ho sentito il dovere di precisare che ho preso coscienza tardi della mia introversione. Ho pensato, da giovane, che fosse un difetto comportamentale e ne ho moderatamente sofferto… ma crescendo ho capito che era la mia vera identità e l’ho abbracciata sospirando di sollievo (senza troppa confidenza però, eh!).

Dunque alla fine del discorso, se veramente e follemente sei arrivat* fino a qui, cosa credi di aver guadagnato? Pensi di avere sufficiente motivazione per affrontare e dissipare qualche grande o piccola ombra che non ti lascia in pace? Se fosse così, fai del tuo meglio per aiutare un’altra persona come te a superare l’ostacolo delle parole!


(1) Anche per questo ho ritenuto di dover spiegare la mia posizione. Molti ritengono il bestemmiare una parte della libertà di parola che non lede direttamente nessun vivente e dunque che deve essere socialmente accettata. Come per l’identità di genere, le persone possiedono anche altri tipi di identità; una di queste è quella spirituale e religiosa, che fa sì per alcuni di considerare le divinità parti importanti della propria sfera affettiva al pari della famiglia. Io non sono credente, ma non sopporterei che qualcuno chiamasse mia madre o mio padre con alcuni terribili epiteti che non posso ripetere.

Commenti

Puoi inviare un commento su questa pagina compilando il modulo seguente. Il commento verrà pubblicato una volta approvato.

You have WEI running