Plain text rocks!
Da anni utilizzo un normale editor di testo (o meglio, una versione “superaccessoriata” di un editor di testo - link in fondo alla pagina) come principale strumento di lavoro. E il mio lavoro non è, principalmente, quello di scrivere codice. Quello che ho intrapreso è comunque un altro viaggio, non una meta che ho trovato, e il compromesso tra purezza e usabilità è sempre necessario.
Grazie a @prealpinux ho trovato un interessante sito mantenuto per diversi anni da Scott Nesbitt (link in fondo alla pagina). Il sito non è più mantenuto e il dominio scadrà a fine maggio 2023, il che è un peccato, ma questa è la volontà dell’autore, che ha comunque rilasciato tutto con licenza CC BY-NC-SA 4.0, rendendo possibile a chiunque lo desideri di portare avanti il progetto (no, non è mia intenzione!).
La filosofia del contenuto
Lo ammetto, ho sempre avuto una ossessione filosofica sulla distinzione tra ciò che è contenuto, contenitore e forma. Ho sempre pensato che la cristallizzazione del pensiero in parole meritasse di possedere una sostanza il più pura possibile, e il mondo digitale si avvicina molto alla mia idea di purezza: un testo costituito di simboli/entità/segni puri, universali, essenziali nella loro codifica digitale è l’idea che ho del contenuto perfetto.
Il contenuto non ha forma, se non linguistica, non ha formattazione, non ha pagine né altre convenzioni editoriali o tipografiche. Solamente i segni delle parole, delle punteggiatura e degli spazi hanno posto nel mio concetto di contenuto. Tutto il resto è contenitore, oppure forma.
Un testo puro è contenuto in una pagina, ma solo se viene stampato, altrimenti è libero di fluire ininterrotto se non da paragrafi e punteggiature. La pagina è una prigione per il contenuto, che per sua natura è fluido, è libero. Gli ebook, ad esempio, incarnano questo concetto, rappresentano la realizzazione di questo dinamismo, in cui il numero di pagina è solo un indicatore della strada percorsa, non delle “coordinate” di una parola. Purtroppo sono formati che richiedono un interprete, spesso un pezzo di tecnologia proprietaria, o un mezzo-standard destinato a mille modifiche e poi all’abbandono.
La forma è invece, sostanzialmente, “un trucco” che si applica al contenuto. Un po’ di rossetto, un po’ di matita, e anche un testo con poco da dire diventa carino da vedere. Ordinato, giustificato, dalle forme aggraziate o “senza grazie”, da scegliere a seconda del contesto, del mood, o del blasone da indossare.
Il problema della data retention
Poi c’è anche un discorso più pratico. Quello della sopravvivenza del contenuto alla tecnologia. Le tecnologie invecchiano e vengono sostituite. Documenti salvati in formati proprietari di appena 20 o 30 anni fa possono non essere già più leggibili oggi, e persi per sempre. Pensiamo davvero che una base dati di 20 o 30 anni fa sia oggi facilmente leggibile? Probabilmente è persa per sempre se la tecnologia proprietaria che stava dietro a quella base dati è evaporata nella frenesia della new-economy.
Un file di testo codificato in caratteri ASCII o UNICODE, invece, sarà con buona probabilità sempre leggibile da qualunque sistema informatico umano da qui alle prossime centinaia di anni: troppa “fondazione” di dati, configurazioni, file di appoggio è basata su file di testo semplice da pensare che una rivoluzione informatica la possa mai spazzare via completamente.
…e in pratica?
Ma come è possibile usare un semplice editor di testo per fare quello che normalmente facciamo utilizzando decine di applicazioni differenti? Beh, ovviamente non tutti i workflow sono adatti ad essere trasferiti sul “blocco note”: spreadsheet e presentazioni sono probabilmente fuori scopo per le acrobazie più complesse, ma non così tanto: i fogli e le tabelle di excel possono essere esportati e mantenuti al riparo dal software proprietario in testo semplice, così come è possibile inserire le “note del relatore” da un documento di partenza in testo semplice quando viene trasformato in una presentazione. Un sito web è fatto di pagine HTML, CSS e JavaScript che sono file di testo semplice, e può essere interamente esportato su un file di feed XML che è anch’esso un file di testo di relativamente semplice fruizione. Questo sito è interamente scritto in testo semplice, utilizzando il framework Jekyll (che configuro attraverso file di testo) per crearne attorno il contenitore e la forma desiderata.
Quindi ripensiamoci un minuto. Davvero ci servono così tante applicazioni quando il tutto si può sempre ridurre, a scopo di interoperabilità, ad un semplice file di testo? E se adottassimo dei workflow più naturali, più focalizzati sul contenuto che sul contenitore e sulla forma? Non riusciremmo ad applicare più qualità al nostro lavoro e pensare al “trucco” solo come “tocco finale”?
Il sito di Scott, che ho citato all’inizio del post offre numerosissimi spunti grazie a template, trucchi, procedure per trasformare testo grezzo in PDF, siti web, e file più ricchi. Non ho intenzione di proseguire la sua legacy, ma condividerò di tanto in tanto qualche spunto pratico che ho trovato particolarmente utile.
Grazie a al prossimo post!
Links:
- Applicazione Notepad++
- Sito web di Scott Nesbitt plaintextproject.online
- Applicazione online AsciiFlow
- Applicazione online Texttik
- Sito web Unicode