(R)Esistiamo!
Non c’ero. E non sono nemmeno sicuro, se fossi stato vivo e vegeto, da che parte mi sarei schierato. Avrei preferito il privilegio riservato ai collaborazionisti del regime fascista, accantonando ogni dignità e senso di giustizia per favorire la sopravvivenza e il benessere della mia famiglia, o avrei imbracciato il fucile e sarei andato a fare la Resistenza, abbracciando un ideale che poteva portare alla tortura e alla morte mia e di tutti i miei cari?
Una scelta difficile, se la vediamo con gli occhi di oggi abituati all’abbondanza, alla non-violenza, a Netflix e alla “demeritocrazia”. Ma era una scelta semplice, per chi non aveva molto da perdere? Si può decidere di abbandonare ogni speranza di vita pacifica, per quanto povera, per combattere imparimente chi è addestrato, ha gli equipaggiamenti e controlla il territorio?
E molti infatti morirono. Atrocemente. Non credo che molti di loro avessero la visione di un futuro “Paese Liberato”, in pochi forse conoscevano quella nozione di “Patria” sì cara a chi la vendette al nemico e la distrusse con ogni mezzo. Forse allora la Patria non è una visione assoluta, elevata, un ideale puro. Forse la Patria è solo la nostra casa, il nostro orticello, l’orticello del nostro compare di briscola, i nostri quartini di vino messi in palio tra irriverenze, parolacce e oscenità. Una Patria che ha più valore e porta con sé molti più ricordi e nostalgie di un simbolo o di un colore politico.
Diedero la vita come, forse, non saprei fare. E per questo meritano il rispetto di tutti, anche delle loro vittime, perché sono riusciti dove loro hanno fallito. Ed è questo che oggi dirò alle mie figlie, aprendo anche per i nostri partigiani una buona bottiglia di vino.