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Un bello spavento

Questo post lo dedico a tutto il Fediverso, a Maria (mia moglie), e al personale dell’Emergenza, della terapia intensiva e del reparto di medicina interna dell’Ospedale Universitario di Careggi, a Firenze.

L’emergenza

La sera del 18 Novembre, poco prima della mezzanotte, ho chiamato il 118 perché avevo seri problemi respiratori.

Foto che ritrae un deflussore applicato ad una fleboclisi
Photo by Marcelo Leal on Unsplash

Era iniziato tutto qualche giorno prima, in verità, il martedì, ma non avevo dato troppo peso alla cosa. Avevo notato che dopo aver fatto le scale del piano dove ho l’ufficio - le faccio diverse volte al giorno - avevo un po’ di fiatone. Ho pensato che forse stavo covando un’influenza. Poi nei giorni successivi, sempre la stessa storia. Iniziavo a preoccuparmi. Sabato avevo deciso di starmene a riposo completo, pensando che forse era lo stress, e dovevo darmi una calmata. Ma non è servito a molto, perché dopo cena, malgrado fossi comodamente spaparanzato sul divano, questo affanno si è ripresentato senza aver fatto alcuno sforzo fisico.

San Garmin, mi ha dato la conferma che la mia saturazione di ossigeno era in calo: nel giro di mezz’ora era passata da 94% a sotto il 90%. È stato questo che mi ha convinto a chiamare il 118.

Nel giro di pochissimi minuti è arrivata sotto casa una ambulanza della Misericordia di Rifredi. I volontari, estremamente professionali, mi hanno subito messo sotto monitoraggio e sotto ossigenoterapia, cercando di tranquillizzare tutti, sia me che i miei familiari.

Ma io ero spaventato, pur se non lo davo a vedere. Le mie bambine e mia moglie erano in lacrime, e io impotente. L’unica cosa che sono riuscito ad elaborare è stata quella di non farmi portare via in barella ma di scendere a piedi, sulle mie gambe, per dare loro il segnale che non era poi una cosa così grave.

Mi hanno trasferito al pronto soccorso dell’Ospedale di Careggi entro 15 minuti dalla chiamata, dove mi hanno esaminato e diagnosticato una grave embolia polmonare.

Per qualche motivo il mio corpo ha, ad un certo punto, senza apparente correlazione con chissà quale evento, iniziato a creare delle piccole palline di sangue coagulato, che si sono accumulate subito prima della diramazione dell’arteria polmonare, ostruendone una buona parte.

Dopo circa 3 ore dal mio arrivo in ospedale avevo già fatto una RX torace, un’ecocardio e una TAC con contrasto alle vie respiratorie. La mia diagnosi era conclusa ed era iniziata già la terapia.

Dapprima mi hanno trasferito al reparto di terapia intensiva per tenermi monitorato e poter reagire ad eventuali variazioni dei miei parametri. Sono state 48 ore piuttosto disagiate, con una decina tra fili e tubicini collegati al torace a elle braccia… la schiena indolenzita perché non potevo cambiare posizione, i monitor della stanza che ogni pochi minuti suonavano, gli infermieri che venivano a controllare almeno ogni ora… Adesso che ero più tranquillo non riuscivo comunque a riposare. Ma mi sentivo sicuro e protetto.

Mister Yu

Nella mia stanza c’era anche un signore cinese che chiamerò mister Yu. Non parlava una sola parola di italiano né di inglese. Aveva avuto un ictus che gli aveva immobilizzato il lato sinistro del corpo. Gli infermieri venivano in stanza ogni ora e lo obbligavano a tentare di sollevare il braccio e la gamba. Mister Yu non riusciva e si capiva che più passava il tempo, più si sentiva sconfitto, stava rinunciando a provarci per il dolore, probabilmente. La mattina della domenica i dottori sono arrivati in stanza con una mediatrice culturale, che è riuscita a spiegare la situazione. Poi sono giunti anche i familiari che lo hanno confortato. Quando lunedì sera sono stato nuovamente trasferito, stavolta al reparto di medicina, mister Yu riusciva a sollevare quasi del tutto il braccio autonomamente e l’ho salutato augurandogli buona fortuna con l’unico gesto che forse poteva capire: il pollice alzato.

L’ho visto piacevolmente stupito, mi ha sorriso e ci siamo scambiati un inchino con la testa.

Che buffo. Pensare che in situazioni così critiche ci preoccupiamo anche di chi ci sta vicino, come se volessimo farci forza l’un l’altro, come se la salute e il benessere dell’altro potesse in qualche modo avere un riflesso “simpatico” su te stesso. Questa cosa mi ha commosso, e mi sono aciugato gli occhi, uscendo in barella dalla stanza, probabilmente anche io bisognoso di trovare uno sfogo emotivo per quella situazione.

Mister Yu, sono sicuro che stai recuperando: fatti forza, non mollare, la tua famiglia conta su di te!

Natale

Il signor Natale era invece il signore che ho trovato nella stanza del reparto di medicina. Era un signore non troppo anziano, trasferito all’ospedale in seguito ad un intervento dei Carabinieri, che lo hanno trovato in pigiama e ciabatte a 5km da casa sua, alle 4 di notte. Una persona mite, ma con la tendenza a volersene andare, avevano reso necessario dichiararlo come “isolato” avendolo recuperato all’uscita dal reparto 3 ore dopo averlo ricoverato. Fisicamente stava bene, era energico e in buona salute, ma purtroppo non connetteva. Parlava continuamente, e anche interagiva fisicamente con delle ombre che solo lui riusciva a percepire. A volte mi guardava e mi chiedeva cose che non capivo, parole inesistenti o totalmente sconnesse le une dalle altre, almeno per quella che era la mia percezione. Sono certo che voleva comunicare, ma qualcosa gli impediva di selezionare le parole corrette. A volte riuscivo a comprendere il filo logico, a volte no. Poi mi sono reso conto che nemmeno le mie risposte erano processate nel modo corretto. Ho conosciuto i suoi familiari che venivano a trovarlo e si “scusavano” per il padre. Scuse che non ho mai voluto mi rivolgessero. Erano in attesa di trovare una sistemazione più adatta, il che è successo qualche giorno dopo.

Giovanni

Il signor Giovanni è arrivato in reparto un paio d’ore dopo che Natale se n’è andato. Un bel 95enne energico e con innumerevoli acciacchi, ma che ancora era ben lontano dall’arrendersi. Ad ogni infermiere o medico che veniva in stanza e gli parlava ripeteva a voce alta “E so’ sordo!”. Dopo mezza giornata ho scoperto che era amico di gioventù della mia nonna materna, e mi ha confidato che era una bellissima ragazza (di contro anche mio zio mi ha confermato che la sua nipote era una bella figliola…). Giovanni stava bene, malgrado non ci sentisse molto, avesse il catetere fisso, il pace-maker e il diabete. Del resto è sopravvissuto alla guerra… In bocca al lupo anche a te Giovanni!

Dimesso

Foto che mi ritrai con indosso una cannula nasale per ossigenoterapia

All’ottavo giorno di degenza, dopo averlo abbassato gradualmente, mi hanno lasciato senza ossigeno. La terapia stava funzionando e non avevo più affanno o difficoltà respiratoria. Il giorno dopo sono sono stato dimesso.

Ma ho avuto paura all’inizio, ho pensato che non sarei più tornato a casa. Invece mi hanno curato, sono stato ascoltato e tranquillizzato, sono stato analizzato con tutti gli esami del caso: ecocardio, RX torace, TAC torace e addome con contrasto, analisi del sangue, emogas, eccetera, eccetera…

La Sanità Pubblica non si è risparmiata per me, come ognuno che paga le tasse fino all’ultimo centesimo dovrebbe aspettarsi. E io non ho dovuto alzare la voce per far rispettare i miei diritti. Tutto sommato si sente raccontare molto di peggio, ma sono certo che si tratta anche di caso molto rari, rispetto alla quantità di persone ricoverate ogni giorno. Probabilmente questa prontezza nell’emergenza dovrebbe essere la norma anche per la diagnostica con prenotazione: c’è una inconciliabile incompatibilità tra quello che ho visto in emergenza e quello che si sperimenta ogni giorno con le prenotazioni.

Devo però ringraziare le persone che ho incrociato in questo mio piccolo calvario a lieto fine. Infermieri, OSS e medici, e anche gli studenti e studentesse di Infermieristica e Medicina che sono sempre in prima linea qui a Careggi e che hanno sempre avuto dei modi discreti, delicati ed empatici verso di me, come verso tutti gli altri pazienti. “Quasi tutti”, per la verità: inevitabilmente il mondo è vario e ci sono purtroppo anche gli stronzi (per natura o per circostanze, questo non lo so), ma questa è un’occasione di ringraziamento, quindi lascerò questo sassolino ancora un po’ dentro la scarpa.

Ringrazio Maria, la moglie dal multiforme ingegno, che è la migliore! Ha informato tutti, ha tranquillizzato me e le figlie, si è caricata sulle spalle il fardello di entrambi senza battere ciglio, mantenendo sempre la situazione sotto controllo. Grazie “mamma”!

Infine ringrazio il Fediverso, che avrà visto in questi giorni un po’ noiosi un incremento massiccio di miei interventi. Del resto stare tutto il giorno in ferie forzate ha avuto questo tipo di effetto partecipativo per me…

Grazie a tutti per la vostra vicinanza e il vostro calore!


Nota 1: i nomi e le caratteristiche delle persone di cui parlo in questo post sono stati alterati.

Nota 2: questo post è una versione rivista e ampliata di quello pubblicato qualche giorno fa sul Fediverso https://goto.77nn.it/@77nn/statuses/01HG6SY8Y6DTNX7SR84C2TFDV0.

Commenti

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In data 2023-11-30, winston ha commentato:
Grandissimo, rimettiti presto e grazie per il post!
In data 2023-11-30, 77nn ha commentato:
@winston grazie a te per il commento! Mi sto riprendendo!

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