Podcast: S02 "La bottega di Efesto" - Ep. 09
Stagione 02 - Episodio 09
...Meglio ascoltare della buona musica...

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Questo episodio del podcast è rilasciato con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike-NonCommercial 4.0 International License.
Attribuzioni
Musica: Kevin Hartnell - Earth and Stone Source: freemusicarchive.org Licenza: CC-BY-SA
Musica: Ulises Lima - Big Disappointment Source: freemusicarchive.org Licenza: CC-BY-NC
Trascrizione
Venerdì sera, ultimo giorno di Febbraio. Alla TV ho assistito, senza averne avuto sentore, al momento in cui la mia percezione degli Stati Uniti come un potenza “amica” o almeno “alleata” è andata in frantumi. Da domani sarà solo una potenza avversaria alla mia idea di Democrazia, di etica e di umanità, e prendo formalmente l’impegno a non parlare più di argomenti legati all’America e al suo Presidente.
Scrivo queste parole ascoltando Master of Puppets dei Metallica, mentre pompa nelle mie orecchie queste parole:
Master of puppets, I’m pulling your strings Twisting your mind and smashing your dreams Blinded by me, you can’t see a thing Just call my name ‘cause I’ll hear you scream Master, master Just call my name ‘cause I’ll hear you scream Master, master
Non ho voglia di spiegare cosa sento dentro di me, che dipendo dallo stipendio di una multinazionale americana a cui NON POSSO NÉ VOGLIO, né tutto sommmato ho alcun motivo per rinunciare. Mi sento deluso, irritato, tradito, ma non sono il tipo che sputa nel piatto dove mangia, anche se qualcosa dentro di me stona. Sarà quell’inutile bagaglio di etica, di senso di appartenenza, di mal riposta lealtà che mi fa inumidire gli occhi mentre Mark Knopfler suona il suo riff di apertura in Money for nothing dei Dire Straits.
Pecunia non olet, mi ricorda la prof di latino. Ed è tristemente vero. Gli stessi sporchi soldi che inginocchiano intere Nazioni, servono ad altri poveracci a sopravvivere. È una legge di natura che le spoglie dei predecessori divengano il sostentamento dei posteri.
C’è una ironica perversione in tutto questo. La gabbia di lucido acciaio, che brilla quasi come un gioiello, incatena noi stessi, le nostre famiglie, i nostri progetti di vita e le nostre aspettative alle briciole di pasti troppo abbondanti lasciate cadere a terra dai nostri munifici padroni.
Viene in mente la famosa favola di Esopo del lupo e del cane. Troppo il languore dovuto alla pancia piena per abbandonare la catena. E la verga del padrone di tanto in tanto, aggiungerei.
È davvero complicato trovare un equilibrio tra tutte queste tensioni, frizioni, resistenze. Tutto richiede una incalcolabile quantità di energia anche solamente per vivere giorno dopo giorno, possibilmente potendomi guardare in faccia al mattino. Ci sono certe mattine che fatico, non lo nascondo. E qui devo ringraziare mia moglie, che seppur anche lei in qualche modo sofferente, ma di quella sofferenza a cui le persone mature hanno ormai fatta l’abitudine, riesce sempre a regalarmi quel sorriso che mi fa da panacea.
Non la faccio lunga, questa settimana, mi serve tutto il tempo che il weekend è in grado darmi da dedicare a chi mi ama. Ti saluto qui, e come al solito, grazie per aver ascoltato questo sfogo, l’ultimo, ti ricordo, sulla politica.
E domani spero in un raggio di sole, mentre ascolto Nobody dei One Republic
When you go dark and the night gеts so cold I’ll be on my way to you (Oh yeah) You know I ain’t tryna lose you, oh, no If you’rе in Hell, I’ll go there too